La flotta militare orientale (Unità operative del distaccamento ravennate della marina da guerra imperiale romana)

(Unità operative del distaccamento ravennate della marina da guerra imperiale)

Determinare quante e quali tipi di nave fossero in forza alla squadra navale che si trovava alla fonda nel porto ravennate di Classe in età imperiale è impresa molto ardua.
Infatti se già è difficile orientarsi in una realtà, quella dell'esercito legionario di terra, meglio conosciuta, il totale disinteresse delle fonti del tempo per la marina da guerra romana ha costretto gli studiosi a formulare delle congetture basate spesso su deduzioni più che su dati storici.
Prorpio per questo motivo uno studio completo delle navi che componevano la marina militare non è mai stato intrapreso seriamente nelle opere che trattano di essa. Studiosi della materia come D. Kienast e G. Starr dedicano solo poche pagine alla questione(1).
L'unico tentativo in tale direzione è stato fatto da H. D. L. Viereck e più recentemente da M. Reddé(2). Sappiamo che la marina da guerra romana di epoca imperiale era composta da più flotte dislocate strategicamente in vari punti dell'impero. Flotte marine e flotte fluviali pattugliavnao quei corsi d'acqua che vennero a costituire i confini naturali dell'impero come il Reno e il Danubio e tutti quei mari interni ed esterni al territorio sotto dominio romano che andavano dal Mediterraneo al Mar del nord, al Mar nero(3). Il contingente più numeroso e più importante, data la posizione centrale all'interno dei territori imperiali, era comunque quello che aveva come zona operativa il Mare Nostrum (Mar Mediterraneo). Tale forza navale era divisa in due squadre con sede una a Miseno ( Classis Misenensis) che operava nel settore occidentale del Mediterraneo, l'altra (Classis Ravennas) con base a Classe nei pressi di Ravenna per il settore orientale. Le singole squadre navali, indipendenti l'una dall'altra, avevano a disposizione diversi tipi di nave. Naturalmente le differenti esigenze operative a cui erano chiamate le varie flotte, operanti in settori geografici diversi, comportavano spesso delle sostanziali differenze riguardo al numero e ai tipi di unità facenti parte del loro organico. Anche se le fonti scarseggiano a tal proposito, è facile immaginare per esempio che una flotta fluviale come quella del Reno avesse probabilmente nei suoi ranghi navi di una stazza e di un pescaggio inferiore rispetto a quelle in forza ad una flotta marina centrale come quella di Ravenna. Mentre una squadra come quella Pontica, il cui compito principale era la costante lotta alla pirateria, disponeva quasi sicuramente di una forza operativa costituita essenzialmente da unità veloci, adatte a ingaggiare una guerra di corsa con le navi pirata.
Le unità in forza alla classis Ravennas,come, del resto,quelle appartenenti agli organici delle altre squadre navali romane, si possono dividere in due grandi gruppi: le naves longae che erano le vere e proprie unità da battaglia, e le naves ceterae navi adibite invece o al trasporto di quanto poteva essere necessario all'esercito o assegnate a compiti speciali (4).

Naves longae
Le testimonianze relative alle navi che costituirono nei secoli l'arsenale della flotta centrale di Ravenna sono costituite da un elenco di nomi attestati epigraficamente(5). Purtroppo non per tutti questi nomi incisi sulla pietra di un iscrizione è stato possibile capire di che unità si trattasse. E' appunto il caso di due navi di classificazione incerta (naves incertae), con cui iniziamo l'esame di questo elenco, che portano i nomi di Danuvius (CIL VI 3154) e Hercules (CIL VI 3162).
E' plausibile classificarle come delle hemioliae(6) Questo tipo di unità era una nave molto veloce; era afratta, sprovvista cioè di un ponte di combattimento, di torri centrali/poppiere e del castello di prua (7). Non è da escludere che navi come la hemiolia, imbarcazioni di origine corsara, siano divenute con il tempo delle unità regolari della marina imperiale adibite, proprio per la loro velocità, a dare la caccia ai pirati e che forse fossero presenti in qualche numero anche nella flotta centrale di Ravenna.
Ma i due nomi potrebbero riferirsi anche a delle trihemioliae(8) L'origine della trihemiolia è da collocarsi al primo periodo dell'espansione della forza navale rodiota avvenuto alla fine del V sec d. C.. Presente in gran numero in questa marina in epoca ellenistica, appare ancora in molte iscrizioni di età imperiale dell'isola di Rodi(9). Nave agile e veloce (non si sa se provvista di sperone) fu ideata per dare la caccia alle navi corsare (liburnae, hemioliae). Proprio per questa sua versatilità doveva far parte dell'arsenale della flotta di Ravenna, che per il settore di competenza, il Mediterraneo orientale era la squadra navale romana più impegnata nel pattugliamento antipirateria.
Di sicura attribuzione sono invece i seguenti 5 nomi di navi: Ammon (CIL XI 3735); Diana (CIL VI 3149); Pinnata (AE 1979, 248); Satura (AE 1967, 114); Varvarina (CIL XI 104). Si tratta di 5 liburne(10).
Le liburne insieme alle triremi costituivano di norma il nerbo delle flotte marine romane(11). La liburna, poi, dovette trovare un particolare impiego nella flotta ravennate proprio perché questo tipo di nave fu varato e sperimentato a lungo dai Liburni e dai pirati dalamti nell'Adriatico e quella flotta romana ( la Classis ravennas appunto) che in epoca imperiale ebbe la sua base principale poprio in questo mare si trovò naturalmente ad avere a disposizione ciurme e tecnici navali dalmati in maggior numero rispetto alle altre squadre navali romane collocate in altre zone opertaive, come ci tetimoniano i dati epigrafici raccolti dai monumenti funebri di classiari rinvenuti nel ravvennate. I discendenti delle popolazioni illiriche dedite alla pirateria soprattutto in epoca repubblicana portarono così queste tradizioni cantieristiche all'interno dell'organizzazione della flotta romana orientale quando questa venne creata in epoca imperiale (12).
La flotta centrale di Ravenna impiegò la sue liburne, data la loro agilità, nella repressione degli ultimi focolai di pirateria in quei tratti di mare dove fossero rimasti e nel pattugliamento preventivo nelle altre zone sottoposte alla sua competenza.
Non sappiamo con certaezza quanti uomini di euipaggio e quanti soldati di norma fossero imbarcati su tale tipo di unità. Tacito ci dice che Civile decise durante la crisi del 68-69 d. C. di dare battaglia anche sull'acqua e per fare questo imbarcò su ciascuna delle sue navi 30-40 soldati ".....amamenta liburnicis solita." .
Ci si chiede se questa cifra fornita dallo storico romano si riferisca solo agli epibati o comprenda anche una parte dei rematori (13).
Sappiamo che delle liburne appartenenti alla flotta di Ravenna avevano il compito di pattugliare il tratto del Po fra Cremona e il Delta. Durante gli episodi bellici seguiti alla morte di Nerone questo distaccamento fu coinvolto in varie azioni militari: vedi episodio di Marcio Macro che con un operazione anfibia condotta da gladiatori imbarcati su liburne tentò senza successo di snidare i Batavi alleati di Vitellio che tenevano un'isola del fiume padano; vedi il trasporto del prefetto della Classis Ravennas Sesto Lucilio Basso ad Adria per essere consegnato prigioniero al prefetto di ala Vibennio Rufino, effettuato da delle liburne; vedi l'uccisione dei tre equipaggi di liburne ignari della defezione della flotta revennate in favore di Vespasiano da parte dei legionari rimasti fedeli a Vitellio nonostante il tradimento di Cecina; vedi infine l'assedio di Rimini operato da liburne, verosimilmente sempre appartenenti alla flotta di Ravenna, dopo la sconfitta dei Vitelliani a Bediacro (14).
Per le navi appartenenti alla classe delle triremi abbiamo ben 25 nomi attestati epigraficamente come appartenenti alla Classis Ravennas (15): Aesculapius (CIL X 3486; CIL XI 68; CIL XI 78; CIL XI 109);Apollo (CIL X 3527; CIL XI 109; CIL XI 101);Aquila (CIL XI 90);Arcin (CIL XI 100; CIL XI 3735);Ar(iad)na (CIL XI 102);Augustus (CIL VI 3151; CIL VI 46);Castor (CIL XI 44; CIL XI 53);Concordia (AE 1980, 487);Costantia (CIL XI 55);Crocodilus (AE 1972, 196);Danae (CIL XI 30; CIL XI 120);Diana (CIL XI 31; CIL XI 85);Mars (CIL II 4063; CIL X 3524; CIL XI 51; CIL XI 42; CIL XI 67);Mercurius (CIL XI 122);Minerva (CIL XI 35; CIL XI 36; CIL XI 72; CIL XI 119);Neptunus (CIL VI 3161; CIL XI 94; CIL XI 97);Pax (CIL XI 103);Pietas (CIL XI 64; CIL XI 343);Pinnata (CIL XI 28);Providentia (CIL XI 39; CIL XI 91);Triumphus (CIL XI 60);Venus (AE 1980, 486; AE 1980, 488; CIL XI 106) ;Victoria (CIL XI 59; CIL XI 65; CIL XI 113;Virtus (CIL VI 3148; CIL X 3545; CIL XI 95);P(---) (AE 1980, 488).
Questo elenco di di diversi nomi testimonia che la trireme insieme alla liburna era la nave più diffusa nelle varie flotte romane.La trireme imperiale derivava dalla famosa trireme ateniese del V sec. a. C.(16).
L'armamento della trireme romana era costituito da uno sperone, ma non sappiamo se queste unità avevano delle torri prodiere, centrali e poppiere nelle sovrastrutture di bordo sempre o solo in determinate occasioni e con che tipo di artiglieria erano equipaggiate.Tutto dipende dalla questione, non ancora risolta dagli archeologi, dell'esistenza o meno di un ponte di combattimento su questo tipo di navi. Non si sa quindi se la trireme imperiale sia da considerarsi una nave afratta o catafratta.
(17) La cosa certa è che questi vascelli rappresentavano in epoca imperiale le navi da combattimento per eccellenza, ammiraglie di flotte provinciali o di piccoli distaccamenti delle flotte centrali, servivano anche per il trasporto verso la provincia, alla quale erano stati designati, di magistrati e funzionari. Anche nella squdra di Ravenna le triremi dovevano, pertanto, essere presenti in gran numero. Le due flotte centrali di Miseno e Ravenna, in quanto erano le squadre più importanti all'intreno della marina da guerra imperiale, disponevano anche di vascelli di stazza superiore alla triremi: le quadriremi (18). Questo tipo di unità era probabilmente mossa da quattro ordini di remi(19). Si stima che per la propulsione di questi vascelli fossero impiegati in epoca imperiale 230/235 rematori(20).
Probabilmente erano catafratte (provviste cioè di un ponte di combattimento) e potevano ospitare a bordo un alto numero di epibati(21). Si è anche ipotizzato che fossero in grado, in particolari occasioni, di imbarcare contingenti di truppa abbastanza numerosi oltre ai soldati di marina che costituivano normalmente la forza armata di questi vascelli(22). Fra le sovrastrutture dello scafo molto probabilmente trovavano posto torri prodiere, centrali e poppiere oltre naturalmente ad un castello di prua. Questa nave di linea, che ebbe il suo splendore in epoca ellenistica e nelle guerre navali che caratterizzarono la fine della repubblica, sopravvisse anche in età imperiale come dimostrano le 66 iscrizioni in cui la troviamo menzionata e che vanno dal I sec. d. C. al III sec. d. C..Per la Classis Ravennas questi sono i nomi delle quadriremi che ci sono giunti attestati epigraficamente:Fortuna (CIL XI 47; XI 63; XI 82; XI 92);Mercurius (CIL XI 106);Neptunus (CIL XI 45) ;Padus (CIL XI 70; XI 99; XI 110);Vesta (CIL VI 3158; XI 62);Victoria (VI 3159; XI 89; AE 1905, 201).
Gli ultimi due nomi di navi che le iscrizioni ci hanno tramandato per la squadra ravennate, Augustus (CIL XI 58; CIL XI 343; AE 1922, 135, 5);Victoria (CIL XI 50; CIL XI 54; CIL XI 77; CIL XI 112), si riferiscono a due quinqueremi(23).
Solo altre 14 iscrizioni riportano nomi di quinqueremi in servizio nel corso dell'epoca imperiale nelle altre flotte. Ne possiamo dedurre che il numero delle quinqueremi presenti nella marina imperiale è irrisorio se confrontato all'importanza che esse dovettero avere in epoca ellenistica in cui furono le vere regine del mare.
Sappiamo che l'equipaggio di una quinquereme era composto da ben 300 rematori (che operavano su cinque ranghi di remi sovrapposti) e 120 epibati. Ancora più grande e più larga di una quadrireme, la quinquereme era la più grande nave operativa nelle flotte imperiali, eccetto le esere che però usate come navi ammiraglie rivestivano esclusivamente un ruolo di rappresentanza all'interno dello schieramento navale.
Ce la dobbiamo immaginare come una fortezza galleggiante, irta di torri prodiere centrali e poppiere (oltre al castello di prua) e piena di soldati di marina pronti all'abbordaggio protetti dal ponte di combattimento della nave(24). Le quinqueremi, infatti, erano navi catafratte (25). Il fatto che per la Classis Ravennas, contrariamente a quanto è successo per la flotta gemella di Miseno, non è attestato alcun nome di esera (26)ha fatto pensare agli studiosi che la nave ammiraglia di questa squadra sia stata una quinquereme.
Molto probabilmente la flotta di Miseno essendo di rango più elevato rispetto a quella di Ravenna aveva anche una nave ammiraglia di una classe superiore.

Naves ceterae
Anche se le fonti antiche non ne danno testimonianza diretta è altamente probabile che tutte le flotte disponessero a fianco delle navi da guerra di vere e proprie unità di servizio, quali trasporti e navi adibite a compiti speciali.
Il problema è riuscire a mettere insieme un numero di informazioni sufficienti a indicarci almeno genericamente quanti tipi esistessero di queste navi ausiliarie e quali compiti svolgessero.
Purtroppo queste imbarcazioni sono ancora meno conosciute di quanto lo siano le naves longae, poiché vengono citate molto meno frequentemente dagli storici antichi nei loro racconti delle operazioni navali nè abbiamo materiale epigrafico relativo ad esse. Questo ha fatto sì che anche gli studiosi moderni abbiano trascurato l'argomento.
L'errore sta nel sottovalutare il ruolo svolto da questo gruppo di navi che, se consideriamo la natura logistica della maggioranza delle missioni svolte dalla marina romana in epoca imperiale, non doveva essere di poco conto. Anche la flotta di Ravenna doveva avere nel suo organico diverse naves ceterae adibite a svariati compiti. Per esempio come ogni squadra navale romana anche la Classis Ravennas poteva contare su un certo numero di "Scaphae" dette anche naves exploratoriae o speculatoriae. Ossia imbarcazioni di piccole dimensioni che all'interno di una flotta prima della battaglia servivano da collegamento fra i grandi vascelli di linea e li guidavano a prendere posizione nello schieramento.
Una volta iniziato lo scontro navale esse si infiltravano fra i ranghi delle unità nemiche per danneggiare i loro timoni e renderle un facile bersaglio per le navi di grossa stazza della loro flotta. Proprio le flotte centrali di Ravenna e Miseno, dato il numero di navi di una certa stazza che potevano mettere in campo, avranno avuto maggiore necessità di disporre di piccole imbarcazioni come queste in grado di tenere i collegamenti fra i grandi vascelli da guerra potenti ma poco agili.
È probabile che fossero in servizio nella base navale di Ravenna anche alcune chiatte per il trsporto pesante. Simili imbarcazioni sono state rinvenute lungo tutto il corso del Reno. Queste chiatte da trasporto facevano parte dell'organico della Classis Germanica, ma sembra fuori di dubbio che anche la Classis Ravennas ne avesse alcune nel suo arsenale. Infatti, date le loro caratteristiche di barche a fondo piatto con murate esterne verticali e dritti di poppa e di prora fatti a rampa, erano ideali per la navigazione fluviale, ma si prestavano molto bene anche alla navigazione all'interno del porto canale di Classe e a quella endolagunare che si effettuava fra il porto di Aquileia e la base dalla flotta ravennate (dobbiamo infatti immaginarci un intenso traffico di materiali e di generi alimentari lungo i canali navigabili del ravennate).
E' probabile che tale movimento fosse assicurato proprio da chiatte come quelle renane che facevano parte dei mezzi militari della Classis Ravennas. La flotta ravennate, essendo spesso impiegata insieme alla flotta misenate come supporto logistico per le grandi spedizioni militari, aveva, poi, la necessità di spostare via mare uomini, macchine belliche, viveri e cavalli (l'importanza tattica della cavalleria ausiliaria andò progressivamente aumentando durante l'impero(27).
Questo impiego logistico impose soprattutto alle flotte centrali di avere in organico navi adibite esclusivamente al trasporto di truppe. I termini "hippago", "phaselus" e "actuaria" che le fonti ci hanno tramandato si riferiscono proprio a unità adibite al trasporto truppe.
Purtroppo, le notizie su questi tipi di nave sono molto scarse e solo per l'hippago possiamo formulare un' ipotesi ricostruttiva (28). Ma è sicuro che la flotta ravennate doveva disporre di molte imbarcazioni simili. Infine dobbiamo pensare che, anche se è improbabile che la Classis Ravennas mantenesse in pianta stabile molte altre tipologie di imbarcazioni appartenenti alla categoria delle naves ceterae oltre quelle fin qui esaminate, non è da escludere che i maestri d'ascia della squadra centrale fossero in grado di realizzare in loco altri tipi di imbarcazioni soprattutto in occasione dell'invio dalla base di Ravenna di distaccamenti navali (vexillationes) di supporto durante le grandi spedizioni militari. Un esempio per tutti è il Linter, grossa imbarcazione che navigava in genere a remi, ma talvolta anche a vela.
Questi scafi portavano 30/40 uomini ciascuno e uniti gli uni agli altri venivano impiegati per realizzare ponti di barche (29).
Sappiamo della loro presenza nell'organico della Classis Germanica ma anche del loro impiego nelle campagne daciche di Traiano durante le quali furono impiegati distaccamenti della flotta ravennate con compiti logistici.
E' verosimile che maestranze provenienti da questi distaccamenti, una volta sbarcate, siano state aggregate alle truppe legionarie come corpo del genio in grado di realizzare imbarcazioni fluviali e ponti di barche per l'attraversamento dei vari cosi d'acqua durante queste spedizioni militari.